Rionero e dintorni |
storia e altro |
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a cura di Franco Pietrafesa |
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Scaffale
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Trani, V.Vecchi, Tipografo-editore, 1899 Nel 1899 Giustino Fortunato consegnava a Valdemaro Vecchi, un intraprendente tipografo-editore di Trani, il manoscritto di Rionero Medievale, quarto libro della collana Notizie storiche della Valle di Vitalba, della quale i primi tre volumi, I feudi e i casali di Vitalba, Santa Maria di Vitalba e Santa Maria di Perno erano già stati stampati l’anno prima, mentre Il castello di Lagopesole e La badia di Monticchio vedranno la luce rispettivamente nel 1902 e nel 1904. La raccolta di monografie era stata pensata in otto volumi, ma gli ultimi due, I durazzeschi in Atella e Atella feudale, non furono pubblicati, nonostante Fortunato avesse già raccolto molti documenti, in particolare sull’assedio di Atella del 1496, che ancora oggi si possono consultare nella Biblioteca della Società napoletana di storia patria del capoluogo campano. Rionero Medievale è un libro di 136 pagine, diviso in due parti... continua
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Rionero, 2011
Pubblicato nel 2011 in occasione del bicentenario dell’autonomia comunale di Rionero disposta dal decreto di Gioacchino Napoleone del 4 maggio 1811 che stabiliva il numero e la distribuzione amministrativa dei comuni, dei circondari, dei distretti e delle province del Regno, il volume analizza la biografia di Giustino Fortunato senior che sostenne quel provvedimento in qualità di membro del Consiglio di Stato. Ospita la presentazione di Michele Traficante, una nota di commento di Donato Pruonto e una mia prefazione...
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Michele Pinto, Raffaele Ciasca, l’intellettuale, il politico, lo storico delle genti del Vulture e lucane Rionero, Memopolis, 2019. Fin dagli anni universitari, il meridionalismo di Raffaele Ciasca fu fortemente orientato dalla consuetudine con Giustino Fortunato nel capoluogo campano e dalle lezioni di Gaetano Salvemini all'Istituto di Studi Superiori di Perfezionamento di Firenze. Entrambi stimolarono in lui l'interesse per gli studi storici risorgimentali e, dopo la pubblicazione, nel 1916, della tesi di laurea dal titolo L'origine del programma per "l'opinione nazionale italiana" del 1847-1848, seguendo la strada tracciata da quei maestri, Ciasca rivolse l’attenzione ai problemi finanziari, economici e sociali del Mezzogiorno d'Italia, affrontando la riforma tributaria, l'irrigazione e le bonifiche, le banche, la costruzione delle continua...
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Luisa Lovaglio, Casa de' Fortunato, 2016
Il libro di Luisa Lovaglio, per alcuni decenni direttrice della Biblioteca Giustino Fortunato di Rionero in Vulture, descrive la "Casa de' Fortunato" da un punto di vista storico e architettonico e si sofferma, nella seconda parte, sull'attività parlamentare del Meridionalista rionerese. Il testo è preceduto dalle prefazioni di Antonio Placido, Raffaele Nigro e mia. Erano i primi giorni di ottobre del 1894. Si avvicinava la fine della legislatura. Giustino Fortunato era a Rionero per far visita ad alcune famiglie del suo collegio elettorale, ma il cattivo tempo, la pioggia incessante, la nebbia “immobile nelle vie fangose del paese” gli avevano consentito solo “un’unica gita su al Vulture”, costringendolo a rimanere il resto del tempo in casa. “Sono qui, solo – scriveva all’amico parlamentare dell’Irpinia Donato Di Marzo - in questi giorni uggiosi, nel triste mio paese; solo, nella vasta, deserta casa paterna, che tutta la ingente spesa sostenuta da Ernesto non serve più ad abbellire agli occhi miei. Mi risorge, d’un tratto, tutto il mio passato, e par che della vote stanze escano - come dall’invisibile - le voci indistinte de’ miei maggiori, specialmente di mia nonna così energica e così elegante, e di mia madre, così dolce, così credente, così rassegnata. E la figura austera, ferrea di mio padre! E le sorelle e i fratelli, oggi divisi gli uni dagli altri! Solo, nella deserta casa paterna!”. continua
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Donato Tortora, "Tenente Colonnello Reazionario" Rionero 2016
All'indomani dell'Unità d'Italia si manifestarono subito i problemi del rapporto fra lo Stato unitario e le regioni meridionali dell'ex Regno borbonico. I modi che avevano portato a quell’unione politico-istituzionale e i primi provvedimenti legislativi del nuovo governo avevano causato sofferenza e inquietudine in gran parte del clero e della borghesia agraria rimasta legata al vecchio regime e nella quasi totalità della popolazione, per una serie di svariati motivi su cui ancora oggi dibatte la più recente e accreditata storiografia. Preoccupava soprattutto il mantenimento dell’ordine pubblico. La rapidità e la facilità con cui le "insurrezioni legittimiste" di aprile 1861 si erano estese dal melfese a tutta la Basilicata avevano messo in discussione la capacità del nuovo Stato unitario di tenere unite le province appena conquistate e creato le premesse alla stagione del “grande brigantaggio” che devastò il Sud fino al 1865. Per ristabilire la quiete, un numero impressionante di militari fu stanziato nel Mezzogiorno e il governo emanò una serie di provvedimenti repressivi e una legislazione di emergenza che culminò nella Legge Pica... continua
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