Soltanto chi è avanti con l’età ricorda a Rionero
“lu cremónë” dove si lavorava la vinaccia per la produzione di
tartrato acido di potassio.
Negli anni 40 e 50 del Novecento l’artigiano
rionerese Antonio Cutolo aveva allestito in una cantina vicino
alla sua falegnameria un vero e proprio laboratorio per
l’estrazione di cremore di tartaro dalle vinacce di uva
aglianico, con alambicchi, caldaie e vasi di raffreddamento.
Era situato tra l’odierna via Cesare Battisti e
la sottostante via Nazario Sauro, in una delle grotte scavate
sull’altura lungo il lato della strada che guarda ad oriente,
all’attuale Villa Catena.
Il prodotto grezzo veniva raffinato e utilizzato
dalle farmacie come emetico, per indurre il vomito negli
avvelenamenti, o come mordente nelle tintorie.